mercoledì 12 dicembre 2018

Una linea sottile tra il nulla e l’infinito


Si fa presto a dire infinito… ma quanto ne sappiamo veramente?


Se ne parla fin dalle polemiche dei primi filosofi sull’‹ápeiron› di Anassimandro, ma dopo alterne vicende storiche – considerato ora indefinito inconoscibile, ora invece attributo della perfezione divina – una seria indagine matematica sull’infinito fu tentata solo nel XIX secolo, e formalizzata da Georg Cantor, il fondatore della moderna teoria degli insiemi, il quale scoprì l’esistenza di una serie illimitata di infiniti di potenze via via crescenti, che chiamò “transfiniti” o “Alef”, dalla prima lettera dell’alfabeto ebraico.

Dopo aver dato spunto nell’ultimo secolo alle più audaci teorie matematiche, ma anche a qualche divagazione mistico-religiosa, il concetto di infinito può oggi essere riesaminato alla luce delle scoperte antropologiche e, grazie alla Teoria della nascita di Massimo Fagioli e alla sua formulazione della linea come creazione esclusivamente umana, fornire indicazioni fondamentali sull’origine e sulla specifica creatività del nostro pensiero.

Se siete arrivati fin qui, e quanto letto vi ha stuzzicato qualche curiosità, vi invitiamo a leggere – a vostro rischio e pericolo, beninteso, ma è una cosa seria – il recente articolo di Edoardo B. Drummond, ‹Quella linea impercettibile sospesa tra il nulla e l’infinito› (dicembre 2018, qui).