Ifrah·G (cifre) 0 • Introduzione

Introduzione


Sommario (scheda ▫▫▷ testo)
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◁▫▫ Introduzione [pp. 5-10]
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TERMINI-CHIAVE
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• alfabetico (scrittura alfabetica)
• alfabeto (alfabeto cifrato)
• arabi (popolo)
• arabo (lingua)
• aramaici (popolo)?
• archeologia (archeologia del numero)
• aritmetica
• assiri (popolo)
• aztechi (popolo)
• babilonesi (popolo)
• bastone (bastoni intagliati)
• cabalista (cabalisti)
• calcolatrice (macchine calcolatrici)
• calcolo
• ‹calculus› (“sassolino”)
• celti (popolo)
• cifra (cifre, cifre arabe, cifre romane)
• cinesi (popolo)
• concetto (concetto intellettivo)
• contabile (contabili)
• contabilità (rudimenti della contabilità, contabilità scritta)
• corrispondenza (corrispondenza biunivoca)
• credito (strumenti creditizi)
• cretesi (popolo)
• cristiano (popoli cristiani occidentali)
• cronogramma (cronogrammi)
• cultura
• ebraico (lingua)
• ebrei (popolo)
• editore (editori)
• egiziani (popolo)
• elamiti (popolo)
• esoterico (esoterici)
• etiopi (popolo)
• fenici (popolo)
• ‹gematria› (‹ghematria›?)
• giapponesi (popolo)
• giudei (cabalisti giudei)
• gnostico (gnostici)
• greci (popolo)
• incas
• indiani (indiani meridionali, popolo?)
• intaglio (intagli, pratica dell’intaglio)
• invenzione (invenzione delle cifre)
• ‹isopsefia› (‹isopsofia›?)
• israelita
• ittiti (popolo)
• lapicida (lapicidi)
• letteratura
• linguaggio
• mago (maghi)
• magrebino (magrebini)
• matematica
• maya (popolo)
• memoria
• metafisico (speculazione metafisica)
• musulmano (musulmani)
• numero (numeri)
• numerologia (trattato di numerologia)
• omiletico (interpretazione omiletica)
• pallottoliere
• pedagogo
• pensiero (pensiero astratto, pensiero matematico)
• persiani (popolo)
• posizionale (numerazione posizionale)
• primitivo (primitivi)
• rabbino (rabbini)
• romani (popolo)
• russi (popolo)
• sasso (sassi)
• scienziato (scienziati)
• semita (semiti)
• siriaci (popolo)
• sogno (interpretare sogni)
• soldato (soldati)
• sordomuto (linguaggi dei sordomuti)
• sumeri (popolo)
• talismano (talismani)
• tecnologico (società tecnologica)
• teologo
• transazione (transazioni pubbliche)
• trascendenza
• turco (turchi)
• zero (invenzione dello zero)
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(ª) espressione non esplicitamente contenuta nel testo.


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TRASLITTERAZIONI
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• ‹isos›ª (ἴσος )ª = “uguale”
• ‹psephos›ª (ψῆφος)ª = “sassolino” ma anche “conteggio”
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(ª) espressione non esplicitamente contenuta nel testo.


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TOPONIMI
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• Africa (Africa occidentale)
• Alvernia
• America (America meridionale)
• Arabia (Arabia del Sud)
• Austriaª (pastori austroungarici)
• Babele (la Babele delle lingue)
• Caroline (isole Caroline)
• Cina
• Dalmaziaª (pastori dalmati)
• Digione
• Francia
• Germaniaª (germanico)
• golfo Persico
• Gran Bretagnaª (parlamento britannico)
• Hawaii
• India
• Indocina
• Madagascar
• Marocco
• Russia
• Ryu-kyu (isole Ryūkyūª)
• Toscanaª (pastori toscani)
• Ungheriaª (pastori austroungarici)
• URSS
• Vestonice (in Cecoslovacchia)
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(ª) denominazione non esplicitamente contenuta nel testo.


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AUTORI, OPERE, PERSONAGGI
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• Bungus (Petrus Bungus)
• Dio
• Giovanni (apostolo)
• Goethe
• Leonida di Alessandria (poeta)
• Lutero (Martin Lutero)
• Nerone (imperatore romano)
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(ª) riferimento o dettaglio non esplicitato nel testo.


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CRONOLOGIA
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• ≤#XIX sec. — uomo di Vestonice (cacciatore, o pastore?) intaglia radio di lupo

• 1937 — a Vestonice (in Cecoslovacchia) viene scoperto radio di lupo con intagli
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NOTA: le date contrassegnate con # sono da intendere a.e.v.


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ESTRATTI
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[0·13]• ±?
Un osso di lupo (un radio), munito di cinquantacinque tacche divise in due serie di gruppi di cinque, scoperto nel 1937 a Vestonice in Cecoslovacchia e risalente a oltre ventimila anni fa, costituisce una delle più antiche «macchine calcolatrici» di tutti i tempi. Quel nostro lontano progenitore che se ne servì era forse un temibile cacciatore. Quando uccideva un animale, faceva una tacca su un osso. E può darsi che fosse un osso diverso per ogni tipo di animale: uno per gli orsi, uno per i bisonti, un altro ancora per i lupi e così via. In tal modo egli aveva inventato i primi rudimenti della contabilità fissando, in realtà, delle cifre nel più semplice linguaggio numerico.

Tecnica assai primitiva e senza futuro, si dirà. Primitiva sì, ma non senza avvenire. Essa ci è pervenuta quasi esente da alterazioni. L’uomo di Vestonice e i suoi contemporanei mettevano in opera l’invenzione che doveva battere uno dei più longevi primati di ogni tempo. Persino la ruota non è altrettanto antica. Solo l’impiego del fuoco può rivaleggiare con essa.

[0·15]• ±?
Molte tacche rinvenute sulle pareti rocciose di grotte preistoriche, a lato di profili di animali, non lasciano dubbi sulla loro funzione contabile, e in tempi moderni la tecnica non è quasi cambiata. Da epoche immemorabili i pastori alpini e austroungarici, come quelli celti, toscani e dalmati, registrano nello stesso modo i capi dei loro greggi, incidendo su piccole tavolette di legno tratti verticali, o delle V e delle X. Fino al XVIII secolo, tale rustica contabilità costituì il sistema di archivio dell’ultraserio parlamento britannico. E aveva corso nella Russia zarista, come nel mondo germanico, per i prestiti di denaro.


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[0·30]• ±?
Forse oggi posso rispondere in modo abbastanza soddisfacente alle domande dei miei scolari. Spinto dalla curiosità, che spero sia già anche la vostra, sono stato aiutato dalla fortuna. Quella, per esempio, che dota ogni individuo di una sua cultura particolare. Nato in Marocco, conosco l’arabo; israelita, ho appreso l’ebraico; appassionato di matematica, ho con le cifre una familiarità che mi permette, in un sistema complesso, di individuarne le regole. E poiché so usare le mani, ho anche disegnato, con elementarità di tratto che mi si vorrà perdonare, tutte le tavole e le figure che animano il libro. Sono stato corroborato, col passare degli anni, dalle domande del pubblico davanti al quale tenevo conferenze e dagli incoraggiamenti e dalle preziose informazioni fornitemi da numerosi solidali scienziati, ai quali devo tutto il mio sapere, per non parlare delle esigenze e dei consigli dei miei editori.

La scoperta personale che vorrei dividere con voi, la più straordinaria che io abbia fatto elaborando il libro, è che le cifre — proprio le cifre —, lungi dall’essere simboli secchi e aridi che molti denunciano come armi e vettori della nostra società tecnologica, sono state in ogni tempo «anche» supporto di sogno, di trascendenza, di speculazione metafisica, nonché materiale di letteratura, sonde dell’incerto avvenire o almeno del desiderio di predirlo. Le cifre sono una sostanza poetica. Quasi come le parole, esse sono state gli arnesi del poeta e gli strumenti del contabile e dell’uomo di scienza. Così, per la loro universalità che traspare dalle molteplici soluzioni proposte al problema della numerazione, per la loro storia che converge lentamente ma sicuramente verso la formula oggi prevalsa ovunque, quella della numerazione decimale di posizione, le cifre possono testimoniare meglio e più della Babele delle lingue l’unità profonda della cultura umana. Nel considerare le cifre, la prodigiosa e feconda diversità delle società e delle loro vicende si cancella davanti a un senso di continuità quasi assoluta. Le cifre non sono tutta la storia dell’uomo, ma la riuniscono, la riassumono, la percorrono da capo a capo, come quel filo rosso che, secondo Goethe, andava da una estremità all’altra di tutta la corderia della marina inglese, tanto che non se ne poteva staccare il minimo frammento, senza riconoscere ch’esso apparteneva alla Corona. Le cifre sono profondamente umane.

Se un consiglio mi resta da darvi, prima che vi impegnate in questa avventura dello spirito, è il seguente: attenzione alle domande dei ragazzi! Si deve sempre cercare di soddisfarle. Ma esse rischiano di portarvi lontano, molto più lontano di quanto immaginiate.


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ANNOTAZIONI E SPUNTI
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COMMENTO — (da completare).


[0·13]• «Quando uccideva un animale, faceva una tacca su un osso»: questa sembra più una fantasticheria, che una plausibile interpretazione storica; a che gli sarebbe servito contare le prede uccise? Per una competizione tra cacciatori? Per dimostrare alla fidanzata quant’era bravo? E poi, per quale motivo avrebbe dovuto raggrupparle in cinquine? Forse aveva qualcosa di più utile, o di più importante, da contare. Forse il trascorrere dei giorni tra 2 eventi?
NOTA: vedi il § 1.3 (cpv. 1·3·7) per una interpretazione alternativa dello stesso Ifrah, malauguratamente anch’essa poco verosimile.

[0·15]• «Molte tacche rinvenute sulle pareti rocciose di grotte preistoriche, a lato di profili di animali, non lasciano dubbi sulla loro funzione contabile […]»: noi invece qualche dubbio ce l’avremmo; perché registrare la “contabilità” di un gregge o di una mandria sulle pareti di casa, anziché su un supporto mobile, e rinnovabile? (Non bisogna dimenticare che il numero dei capi può anche diminuire, non solo aumentare.) E all’interno di una grotta, magari lontano dall’imboccatura, dove è necessaria una fonte luminosa per distinguere le tacche? Non ci pare abbia molto senso.

[0·30]• «Nato in Marocco, conosco l’arabo; israelita, ho appreso l’ebraico […]»: questa formazione composita è però racchiusa nell’ambito di culture la cui impostazione monoteistica è consolidata da secoli; espone dunque l’autore al rischio e al sospetto di sopravvalutare il peso e l’importanza di concezioni derivate dal – o coerenti col – monoteismo.
NOTA: per fare solo un esempio, Ifrah non prende mai in considerazione, trattando delle origini del concetto di numero e in particolare della “tecnica dell’intaglio”, l’esistenza e la coesistenza in epoche preistoriche di più specie umane; e questo induce il sospetto che, sotto sotto, creda nella favola di Adamo ed Eva.

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[] Georges Ifrah (1981), ‹Storia universale dei numeri›, Mondadori 1984.
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