Graves·R, Patai·R (miti ebraici) 8 • La caduta di Lucifero

8. La caduta di Lucifero


Sommario ••▶ (testo)
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◀•• 8. La caduta di Lucifero [pp. 68-71]
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TERMINI-CHIAVE
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• arcangelo
• berillo (berilli)
• carbonchio (carbonchi)
• cherubino
• cornalina (cornaline)
• diamante (diamanti)
• diaspro (diaspri)
• Ebrei (popolo)
• Greci (popolo)
• Hittiti (popolo)
• nazione (nazioni)
• onice (onici)
• oro (oro puro)
• smeraldo (smeraldi)
• topazio (topazi)
• zaffiro (zaffiri)
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(ª) grafia non contenuta nel testo.


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TRASLITTERAZIONI
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• ‹elyon›, (l’Altissimo)


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TOPONIMI
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• Babilonia (re di Babilonia)
• Casio (monte Casio = Saphon)
• Eden (giardino dell’Eden)
• Hazzi (monte Hazzi, ittita per Saphon)
• Oronte (fiume)
• Palestina
• Saphon (monte Saphon, il monte dell’assemblea; o Zaphon, ora Jebel Akra)
• Sheol (la fossa senza fondo)
• Siria
• Tiro (re di Tiro)
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(ª) grafia o informazione non contenuta nel testo.


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AUTORI OPERE E PERSONAGGI
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• Afrodite (Ishtar)
• Anath (sorella di Baal)
• Apollo
• Baal
• Delfina (sorella di Tifone)
• Dio
• El (le stelle di El, nord-semitico dio toro-El)
• Elio
• Eos (alba)
• Ermete (dio greco dell’astuzia)
• Esiodo
• Ezechiele
• Fetonte
• Helel (Helel ben Shahar, figlio dell’alba, = Lucifero)
• Isaia (profeta)
• Ishtar (dea)
• Lucifero
• Melkarth (dio di Tiro?)
• Mot (uccisore? di Baal)
• Pan (dio greco)
• Samaele (angelo Samaele, = Satana nel Targum)
• Satana (= Lucifero nel Nuovo Testamento)
• Shahar (alba, padre di Helel)
• Shalem (perfetto, fratello di Shahar, entrambi figli di El)
• Tashmishu (dio hittita, fratello di Teshub)
• Teshub (dio hittita?)
• Tifone
• Ullikummi (gigante di pietra)
• Venere (pianeta)
• Zeus
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(ª) riferimento o dettaglio non esplicitato nel testo.
(ⁿ) riferimento o dettaglio esplicitato in nota o nella bibliografia.


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ESTRATTI
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Nel terzo giorno della creazione, il primo arcangelo di Dio, un cherubino di nome Lucifero, figlio dell’alba («Helel ben Shahar»), si mise a camminare nell’Eden carico di luccicanti gioielli; il suo corpo splendeva di cornaline, topazi, smeraldi, diamanti, berilli, onici, diaspri, zaffiri e carbonchi, tutti in mezzo ad oro puro. Per un poco, Lucifero, che Dio aveva nominato guardiano di tutte le nazioni, si comportò con discrezione. Ma ben presto l’orgoglio gli fece perdere la testa. «Io voglio ascendere sopra le nubi e le stelle», disse, «e farmi incoronare sul monte Saphon, il monte dell’assemblea, e diventare così uguale a Dio!» Dio, accortosi dell’ambizione di Lucifero, lo precipitò dall’Eden sulla terra e dalla terra nello Sheol. Lucifero, nel cadere, lampeggiava come una saetta, ma fu ridotto in cenere; e ora il suo spirito vaga incessantemente e ciecamente nella profonda tenebra del pozzo senza fondo [1].
•[8·0a·1]• ±


— § —


1. In ‹Isaia› XIV 12-15, la preordinata caduta del re di Babilonia, è paragonata a quella di Helel ben Shahar:
Come sei caduto dal cielo,
o Lucifero, figlio dell’alba!
Come sei stato stroncato e precipitato sulla terra,
o spogliatore di nazioni!
Tu dicevi in cuor tuo:
«Io salirò in cielo,
al di sopra delle stelle di El
eleverò il mio trono;
siederò sul monte dell’assemblea,
là nel supremo settentrione.
Salirò sulla sommità delle nubi
levandomi al di sopra dell’Altissimo».
Invece sei stato precipitato nello Sheol,
dentro la fossa senza fondo.

Questo breve riferimento fa capire che il mito era abbastanza noto per non richiedere altri particolari, se Isaia omette tutti quelli relativi alla punizione dell’arcangelo da parte di Dio (qui chiamato ‹Elyon›, «l’Altissimo») che non ammetteva rivali nella sua gloria. Ezechiele (XXVIII 11-19) è più esplicito, quando emette una profezia analoga contro il re di Tiro, anche se tralascia il nome di Lucifero:
Inoltre, la parola del Signore giunse a me per ordinarmi:
«Figlio dell’uomo, volgi un lamento al re di Tiro, e digli: ‘Così parla il signore Iddio: Tu mettevi il suggello alla perfezione, eri pieno di saggezza ed eri perfetto in bellezza. Eri nell’Eden, il giardino di Dio. Ogni pietra preziosa ti adornava, il rubino, il topazio e il diamante, il berillo, l’onice, il diaspro, lo zaffiro, lo smeraldo, il carbonchio e l’oro; l’eccellenza dei tamburi e dei flauti al tuo servizio era stata curata per te nel giorno in cui nascesti.
Tu eri il cherubino alato, un protettore, ed io ho voluto così; io ti avevo stabilito, tu stavi sul monte santo di Dio, dove camminavi in mezzo a pietre di fuoco. Eri perfetto, dal giorno in cui fosti creato, perché in te non si trovò l’iniquità.
L’abbondanza delle tue ricchezze ti ha gonfiato di violenza, e tu hai peccato: quindi io ti scaccio come un profano dal monte di Dio, e ti bandirò, o cherubino protettore, di mezzo alle pietre di fuoco. Il tuo cuore si è fatto altero per la tua bellezza, a motivo del tuo splendore, tu hai corrotto la saggezza che era in te; io ti getto a terra, e ti mostro come spettacolo ai re. Hai profanato i santuari con la moltitudine delle tue iniquità, e con la disonestà del tuo operare; quindi, io farò scaturire nel mezzo del tuo corpo un fuoco che ti divori, ti riduco in cenere sulla terra in presenza di tutti coloro che potranno giudicarti.
Tutti coloro che ti conoscevano tra i popoli rimarranno stupefatti al vederti; tu sei diventato terrore e non sarai mai altro che terrore’».
•[8·1·1]• ±?


2. Helel ben Shahar era originariamente il pianeta Venere, l’ultima orgogliosa stella che osò sfidare il sole: una semplice allegoria ebraica che tuttavia è stata accoppiata col mito della caduta di Fetonte, che morì bruciato per aver avuto la presunzione di guidare il carro di suo padre Elio. Questo mito, anche se greco, sembra avere origini in Babilonia dove, ogni anno, un imponente carro del sole, senza padrone, simboleggiava il trapasso della corona (in quell’occasione un ragazzo, per un sol giorno, occupava il trono reale) e scorrazzava per le vie della città. Il ragazzo, un prediletto della dea Ishtar (che aveva il controllo del pianeta Venere), veniva poi sacrificato. Isaia sembra quindi profetizzare che il re debba poi patire lo stesso martirio del suo momentaneo sostituto. Nel mito greco Fetonte, figlio di Apollo, venne identificato nel suo omonimo Fetonte, figlio di Eos («alba»). Secondo Esiodo la dea Afrodite (Ishtar) lo portò con sé, mettendolo a guardia del proprio tempio. Il re di Tiro, del quale parla Ezechiele, adorava Ishtar e assistette poi al rogo sul quale fu bruciato vivo il ragazzo, sacrificato come suo sostituto al dio Melkarth («capo della città»).
•[8·2·1]• ±


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ANNOTAZIONI E SPUNTI
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•[8·0a·1]• «[…] Lucifero, che Dio aveva nominato guardiano di tutte le nazioni […]»: ma esistevano le nazioni, quando ancora Adamo non era stato creato? Oppure era un titolo, quello di “guardiano di tutte le nazioni”, meramente onorifico?
NOTA: non bisogna dimenticare, però, che essendo Dio onnisciente, tutta la storia futura era già in un certo senso presente; è il concetto di “eterna simultaneità”, già prospettato nelle annotazioni al capitolo 4.
IBID.• «[…] e ora il suo spirito vaga incessantemente […]»: l’uso del termine “spirito” è sospetto, giacché nella cultura ebraica tale concetto non esisteva; è forse frutto di una contaminazione con la cultura greca? I contatti tra le 2 culture risalgono all’epoca ellenistica.

•[8·1·1]• Nella 2ª citazione, «[…] io farò scaturire nel mezzo del tuo corpo un fuoco che ti divori […]» (Dio/Ezechiele a Lucifero/re di Tiro): dunque Lucifero non solo aveva uno “spirito” (vedi annotazione al punto a), ma anche un “corpo”! Oppure era quello del re di Tiro?

•[8·2·1]• «Helel ben Shahar era originariamente il pianeta Venere […]», il nesso tra Lucifero e il pianeta Venere – che poi corrisponderebbe alla dea Ishtar, Afrodite per i Greci – è menzionato anche in un passo dell’articolo di Edoardo B. Drummond, ‹Breve storia della luce› (2014):
Stando all’incipit della Genesi, la luce sarebbe stata creata subito dopo il cielo e la terra; la separazione tra luce e tenebra avrebbe poi dato luogo al giorno e alla notte, e così all’inizio del tempo. Ma luce e conoscenza hanno un carattere ambivalente, testimoniato dal fatto che l’antagonista del dio unico, presunto tentatore di Eva, viene nominato Lucifero, ovvero portatore di luce. Nel mondo pagano, Lucifero era l’epiteto di diverse divinità legate al pianeta Venere, detta stella del mattino. In una Sura del Corano (24:35), Allah viene indicato come luce dei cieli e della terra. Egli guida verso la propria luce chi vuole, e parla agli uomini usando parabole, poiché conosce ogni cosa.
Il testo dell’articolo di E.B. Drummond è consultabile qui.

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[] Robert Graves, Raphael Patai (1963), ‹I miti ebraici›, Longanesi 1980-1983.
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