Graves·R, Patai·R (miti ebraici) 4 • Aspetti esteriori nella storia della creazione

4. Aspetti esteriori nella storia della creazione



Sommario ••▶ (testo)
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◀•• 4. Aspetti esteriori nella storia della creazione [pp. 46-51]
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TERMINI-CHIAVE
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• acqua (matassa d’acqua)
• Bohu (pietre luccicanti sprofondate nell’abisso)
• caos
• creatore (il creatore, attributo divino)
• fuoco (matassa di fuoco)
• luce (luce della veste di Dio)
• matassa (matasse)
• neve (matassa di neve)
• ombelico
• Tohu (linea dell’orizzonte)
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(ª) grafia non contenuta nel testo.


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TOPONIMI
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• Babilonia
• Delfo (la pitonessa di Delfo)
• Egitto
• Sion (monte Sion)
• Tarshish
• Xanto (fiume)
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(ª) grafia non contenuta nel testo.


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AUTORI OPERE E PERSONAGGI
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• Adamo
• Asherah (dea)
• Baal (dio della pioggia)
• Demetrio Alessandrino
• Efesto
• Enki (dio sumero)
• Enlil (dio sumero)
• ‹Iliade
• Kothar wa-Khasis
• Leviathan
• Luciano (‹Veridica historia›, II sec.)
• Ninhursag (dea sumera, nota anche come Kiª o Aruruª)
• Ninurta
• Noè
• Oceano (capo delle “acque salate”)
• Omero (‹Iliade›)
• Padriya (“lampeggiante”, moglie di Baal e figlia di Ar “luce”)
• Rabbah (mitico giudeo di Babilonia, viaggiatore)
• Ridya (angelo dall’aspetto di una giovenca di tre anni)
• Talliya (“lampeggiante”, moglie di Baal e figlia di Rabb “stillicidio”)
• Tehom (acque dolci inferiori)
• Yamm (l’amorosa Yamm, “il mare”)
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(ª) riferimento o dettaglio non esplicitato nel testo.
(ⁿ) riferimento o dettaglio esplicitato in nota o nella bibliografia.


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ESTRATTI
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e) Dio trovò le maschili acque superiori e le femminili acque inferiori strette in un abbraccio appassionato. «Che una di voi si innalzi», ordinò, «e che l’altra precipiti». Ma esse si levarono insieme, perciò Dio chiese: «Perché vi siete levate insieme?» «Noi siamo inseparabili», risposero a una sola voce, lasciaci al nostro amore!» Dio, col solo dito mignolo, le strappò l’una dall’altra, levando le acque superiori sopra di sé e abbassando le acque inferiori sotto di sé. Per punirle della loro tracotanza, avrebbe voluto bruciarle col fuoco, ma esse chiedevano pietà. Allora, le perdonò a due condizioni: che durante l’esodo, permettessero ai figli di Israele di passare sul suolo asciutto, e che impedissero a Giona di fuggire con una nave a Tarshish.
•[4·0e·1]• ±?

f) In quel frangente, le acque divise sfogarono l’agonia della loro separazione correndosi incontro sfrenatamente, e sommergendo le cime dei monti. Ma quando le acque inferiori sfiorarono proprio la base del trono di Dio, egli le colpì con la sua collera e le calpestò sotto i suoi piedi.
•[4·0f·1]• ±?


— § —


8. Il nome del Dio d’Israele era venerato al punto che non doveva essere pronunciato se non dai sommi sacerdoti nel tempio dei templi, nel giorno delle espiazioni. Nei tempi del Talmud i saggi affidavano ai loro discepoli soltanto ogni sette anni i segreti circa la pronuncia del tetragramma YHWH (B. Kiddushin 71a). Il tetragramma era spesso pronunciato Adonai. Nel medesimo tempo il nome Yahweh, in dodici lettere, quarantadue lettere e settantadue lettere, forse connesso con il calendario dei Misteri, era reso noto agli iniziati (Graves, ‹White Goddess›, cap. xvi). Quando, tuttavia, quei nomi erano sfruttati da stregoni, venivano soppressi e soltanto i sacerdoti più pii continuavano a usarli quando benedicevano, sebbene anche allora li pronunciassero in modo indistinto «trangugiando» parecchi suoni e alterandone altri con melodie (B. Kiddushin, 𝑖𝑏𝑖𝑑𝑒𝑚). Ciò ricorda il rito egiziano nel quale, secondo Demetrio Alessandrino, gli dèi erano osannati con sette vocali in diretta successione.
•[4·8·1]• ±?


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ANNOTAZIONI E SPUNTI
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•[4·0e·1]• «Che una di voi si innalzi […] e che l’altra precipiti! […] Perché vi siete levate insieme?» (Dio): si può notare innanzitutto la pervasività – comune peraltro a molti racconti della creazione – del discorso diretto: Dio parla con le acque… e queste gli rispondono pure! Questa particolarità non può essere casuale, implica ad esempio una sorta di “originarietà” del pensiero verbale, che di conseguenza non può essere frutto dell’elaborazione, evoluzione, trasformazione di qualcos’altro.
IBID.• «Dio, col solo dito mignolo, le strappò l’una dall’altra […]»: a dispetto della trascendenza quale elemento ritenuto imprescindibile della concezione monoteista, aspetti manifestamente antropomorfi dell’immagine divina (il mignolo, i piedi nel punto successivo) persistano nei secoli – qui son passati più di mille anni dal rientro dall’esilio babilonese – e viene spontaneo chiedersi quanto vi sia tuttora di antropomorfo nella concezione che di Dio hanno i vari monoteisti moderni.
NOTA: l’intero racconto della separazione tra acque superiori (maschili) e inferiori (femminili) riecheggia vagamente quello babilonese della lotta tra Tiamat e Marduk, il cui esito è “l’uccisione” di Tiamat e la divisione in due del suo enorme corpo, la metà superiore andando a costituire il cielo, la metà inferiore la terra.
IBID.• «[Dio…] le perdonò a due condizioni: che durante l’esodo, permettessero ai figli di Israele di passare sul suolo asciutto, e che impedissero a Giona di fuggire con una nave a Tarshish»: nella mente di Dio tutto lo svolgersi degli eventi nel tempo sembra essere concentrato in una sorta di eterna simultaneità, di conseguenza non esiste libero arbitrio (umano, ma neppure divino) che possa modificare il corso degli accadimenti in un senso che non sia prevedibile e quindi, essendo Dio onnisciente, previsto. All’epoca dei fatti – per così dire – Adamo non era ancora stato creato, e forse neppure “ideato” nella mente di Dio; ancor meno quindi poteva esserlo la sua discendenza; invece chiaramente lo era all’epoca delle elucubrazioni degli autori delle fonti midrashiche prese in esame.

•[4·0f·1]• «[…] le acque divise sfogarono l’agonia della loro separazione correndosi incontro sfrenatamente, e sommergendo le cime dei monti»: riprendendo il concetto formulato nell’annotazione al punto precedente, le “le cime dei monti” già esistevano, altrimenti come avrebbero fatto le “acque inferiori” a sommergerle? Segno che questa “eterna simultaneità” non è solo nella mente di Dio, ma in qualche modo “deborda” e inonda il mondo naturale esterno – perlomeno nelle fantasticherie dei “sapienti” del midrash.

•[4·8·1]• «Il nome del Dio d’Israele era venerato al punto che non doveva essere pronunciato […]»: l’intero cpv. è un po’ misterioso, accennando a tanti argomenti senza approfondirli e spesso senza neppure definirli chiaramente; il 1° periodo si riferisce all’epoca del 2° Tempio, cioè dalla fine dell’esilio babilonese alla distruzione del Tempio nel 70 e.v. ad opera dei Romani. Il 2° (“nei tempi del Talmud”) si riferisce invece all’epoca successiva, in cui il popolo ebraico non è più guidato dai “sacerdoti” ma fa riferimento a “saggi” (gli studiosi delle sacre scritture, che poi saranno i rabbini). Compaiono tuttavia anche altre figure – gli “stregoni” – di cui non è chiaro il ruolo sociale né, eventualmente, religioso. Non è chiaro neppure il nesso con il rito egiziano menzionato da Demetrio Alessandrino… sette vocali? Perché proprio 7?
NOTA: perché il tetragramma YHWH poteva essere pronunciato con dodici (3×4), quarantadue (6×7) o settantadue (6×12) lettere? Avevano queste differenti pronunce funzioni e/o poteri diversi? Se i nomi venivano pronunciati “dissimulando” alcuni suoni, chi non doveva udirli, i fedeli, eventuali infiltrati, oppure Dio stesso o i suoi informatori?

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[] Robert Graves, Raphael Patai (1963), ‹I miti ebraici›, Longanesi 1980-1998.
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