Graves·R, Patai·R (miti ebraici) 2 • La creazione secondo altri testi biblici

2. La creazione secondo altri testi biblici


Sommario ••▶ (testo)
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◀•• 2. La creazione secondo altri testi biblici [pp. 32-38]
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TERMINI-CHIAVE
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• abisso
• Bohu (il vuoto)
• cananee (cosmogonie cananee)
• cherubino (cherubini)
• cosmocreatore (l’egizio Shu)
• Ofiti (eretici del I sec. e.v.)
• Tohu (il caos)
• ugarico (cosmogonie ugariche)
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(ª) grafia non contenuta nel testo.


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TRASLITTERAZIONI
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• ‹aphsayim› (acque)
• ‹aphse eres› (le estremità della terra)
• ‹ephes› (l’estremo, il nulla)
• ‹nahash aqalaton› (serpente “tortuoso”)
• ‹nahash bariah› (serpente “alato”, oppure “guizzante, tortuoso”? e anche “chiuso dentro, sprangato”?)
• ‹ruah› (vento, spirito?)


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TOPONIMI
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• Babilonia (cosmogonie di Babilonia)
• Galilea (un salmo di Galilea)
• Hermon (monte Hermon)
• Horeb (?)
• Kadesh (?)
• Libano (cedri del Libano)
• Paran (monte Paran, una delle montagne nel Teman)
• Seir (?)
• Sinai
• Teman (terra di Teman, terra del sud?)
• Zin (?)
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(ª) grafia non contenuta nel testo.


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AUTORI OPERE E PERSONAGGI
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• Abramo (patriarca aramaico)
• Abzu (vedi Apsu)
• Apsu
• Baal (dio creatore)
• Baou (mitica femmina originaria, dea fenicia)
• Bohu (Behemoth)
• Colpia (dio-vento fenicio)
• Damascio (filosofo siriano, VI sec. e.v.)
• Dio
• Drago gigante (?)
• El (dio creatore)
• Elia
• Enki (dio della saggezza?)
• ‹Enuma Elish
• Esiodo
• Eurinome (dea)
• Ezechia (re riformatore; re di Giuda tra VIII e VII sec.ª)
• Filone (Filone di Biblo)
• Geb (dio egizio della terra)
• Jehovah (dio creatore)
• Leviathan
• Lotan (nome ugarico del Leviathan?)
• Marduk (dio creatore)
• Mosè
• Nyx (dea greca della notte, “madre di tutte le cose” per Esiodo)
• Nut (dea egizia dei cieli)
• Ofioneo (dio serpente amante di Eurinome)
• Rahab
• Shu (cosmocreatore egiziano… o egizio?)
• Tauthe (in Damascio)
• Tehom (pl. Tehomot)
• Tiamat
• Tohu
• Yahweh Elohim
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(ª) riferimento o dettaglio non esplicitato nel testo.
(ⁿ) riferimento o dettaglio esplicitato in nota o nella bibliografia.


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ESTRATTI
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Secondo altri, Dio creò i cieli, completi del sole, della luna e delle stelle, con una sola parola di comando. Poi, ammantato in una gloriosa veste di luce, dispiegò i cieli come l’immenso telo di una tenda, per ricoprirne l’abisso e, avendo nascosto le acque superiori in una piega del suo manto, stabilì il suo padiglione dorato al di sopra del cielo, velandolo con una fitta oscurità, simile a una tela di sacco, e pose sotto di esso un tappeto dello stesso materiale, e cosparse di raggi le acque superiori. Là egli innalzò il suo trono divino.


b) Mentre era intento al lavoro della creazione, Dio si librava sopra l’abisso, posava su nubi, o cherubini, o ali di tempesta, o afferrava i venti al passaggio e ne faceva suoi messaggeri. Egli pose la terra su fondamenta inamovibili, pesò accuratamente le montagne e ne affondò alcune come pilastri nelle acque dell’abisso, arcuò la terra sopra di essi e chiuse l’arcata con un architrave formato di altre montagne.
•[2·0b·1]• ±ⁿ


c) Le ruggenti acque dell’abisso allora si levarono, e Tehom, la loro regina, minacciò di sommergere il lavoro di Dio. Ma sul suo carro di fuoco, egli fermò le gigantesche ondate e gettò dall’alto contro di lei raffiche di grandine, di fulmini e saette. Egli annientò il mostruoso Leviathan, alleato della dea, colpendolo nel cranio, e il mostro Rahab con una spada che gli trafisse il cuore. Dominate dalla sua voce, le acque di Tehom si ammansirono. Le acque dai monti ripresero a fluire verso le vallate. Tehom, tremante, si dichiarò vinta. Dio allora gettò un ruggito di vittoria e prosciugò le acque fino a fare emergere le fondamenta della terra. Poi, misurò nel palmo delle mani l’acqua rimasta nel letto del mare e formò le scogliere, le sabbie e le dune come intangibili confini di essa. Nello stesso tempo, fece un decreto che Tehom non avrebbe infranto mai, per quanto potessero infuriare le sue acque selvagge, che rimanesse, com’era, rinchiusa dietro cancelli, sprangati con sbarre di ferro.


— § —


1. Questa terza versione della creazione, dedotta da riferimenti biblici, esclude quelli della ‹Genesi› e richiama non soltanto le cosmogonie di Babilonia, ma anche quelle ugariche e cananee; e amplia notevolmente la breve allusione a Tohu, Bohu e all’abisso. Creatori come El, Marduk, Baal o Jehovah, dovettero prima lottare contro le acque, che i profeti personificano nel Leviathan, in Rahab o nel Drago gigante, non soltanto perché la creatrice era considerata dea della fertilità e quindi dell’acqua, ma perché il matriarcato veniva tradotto nel mito come una caotica fusione dei due sessi; il che ritardava la stabilità dell’ordine sociale patriarcale, come la pioggia che cadeva nel mare ritardava l’apparire della terra secca. Le origini, quindi, del maschio e della femmina dovevano essere dapprima giustamente separate, come quando il cosmocreatore egiziano Shu strappò la dea del cielo Nut all’abbraccio del dio della terra Geb; o quando Yahweh Elohim separò l’acqua superiore maschile dal connubio con l’acqua inferiore femminile (vedi 4 e). E quando il babilonese Marduk tagliò Tiamat in due, stava, in realtà, strappandola ad Apsu, dio delle acque superiori.
•[2·1·1]• ±?


2. Nella mitologia ugarica, Baal considera il letto del mare come soggiorno delle acque vinte, immaginandole come deità e come elemento:
O pescatore…
afferra a due mani un’ampia, grande rete,
gettala nel diletto seno di El,
nel mare di El, il benigno,
nel profondo abisso di El…


3. Ciò che «Tohu» e «Bohu» significano originariamente è molto discusso. Ma basta unire il suffisso ‹m› a Tohu (‹thw›) e diventa Tehom (‹thwm›), il nome biblico per un primordiale mostro marino. Tehom, nel plurale diventa Tehomot (‹thwmwt›). Con il medesimo suffisso, Bohu diventa Behom e Behomot (‹bhwmwt›), una variante del Behemoth di Giobbe, la parte [sic!] terrestre del mostro marino Leviathan. Questo non può essere facilmente distinto da Rabat, Tannin, Nahash o dalle altre mitiche creature che significano acqua. Ciò che possiamo dedurre dalla prima e dalla seconda Genesi, può quindi portarci a supporre che il mondo, nel suo stato primitivo, fosse composto dal mostro marino Tohu e dal mostro terrestre Bohu. In questo caso, l’identità di Tohu con Tehomot, e di Bohu con Behemoth (vedi 6 n-q) deve essere stata soppressa per ragioni di dottrina (1 ‹13, 16) dato che, ora, Tohu e Bohu hanno il significato di vuoto e caos; e che Dio è il responsabile della successiva creazione di Tehomot (o Leviathan) e Behemoth.
•[2·3·1]• ~±?


— § —


6. Gli eretici Ofiti del primo secolo d.C. credevano che il mondo fosse stato generato da un serpente. Il serpente di ottone, fatto, secondo una tradizione ebraica, da Mosè per comando di Dio (‹Numeri› XXI 8-9) e venerato nel tempio santuario finché non fu distrutto dal riformatore re Ezechia (‹II Re› XVIII 4), suggerisce che Yahweh era stato una volta identificato con un dio-serpente, come Zeus lo era nell’arte orfica. Il ricordo di Yahweh come un serpente sopravvisse fino a tardi in una ampia midrash, secondo la quale, quando Dio assalì Mosè e cercò di farlo morire (‹Esodo› IV 24 sgg.) nella sua dimora deserta, in piena notte, assume [sic!] la forma di un enorme serpente e ingoiò Mosè fino ai lombi. L’usanza a Gerusalemme di uccidere le vittime sacrificali nel lato nord dell’altare (‹Levitico› I 11; M. Zebahim V 1-5) ci riporta al culto di un primitivo vento del nord, simile a quello di Atene. Presumibilmente, nel mito originale, la grande madre sorse dal caos; al suo apparire il vento si trasformò in serpente e la fecondò; essa si trasformò in un uccello (colomba o aquila) e depose l’uovo universale, intorno al quale il serpente si avviluppò facendolo schiudere.
•[2·6·1]• ~±?


— § —


9. Apsu, compagno di Tiamat, una personificazione delle acque superiori, è stato messo in relazione (da Gunkel e da altri) col termine ebraico ‹ephes›, che significa «l’estremo, il nulla». La parola appare generalmente in forma doppia: ‹aphsayim› o ‹aphse eres›, «le estremità della terra» (‹Deuteronomio› XXXIII 17; ‹Michea› V 3; ‹Salmo› II 8, ecc.). Il suo significato implicito connesso all’acqua sopravvive in una profezia biblica (‹Zaccaria› IX 10): «Il suo dominio sarà da mare a mare e dal fiume ai confini della terra» e una tradizione precisa che «i confini della terra» significano anche il fiume, cioè presumibilmente il flusso dell’oceano. Così pure in ‹Proverbi› XXX 4, ‹aphsayim› corrisponde a «acque»:
Chi ha racchiuso le acque nella sua veste?
Chi ha stabilito tutti gli ‹aphsayim› della terra?
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Che il creatore tenga stretto [sic!] nel suo pugno, o fra le mani, tutti gli elementi cosmici, è un tema favorito dei miti del vicino Oriente. La vittoria di Dio sopra ‹ephes› o ‹aphsayim› è stata ricordata nel ‹Salmo› LXVII 8 e in ‹I Samuele› II 10. ‹Isaia› XLV 22, dopo aver dichiarato che Dio soltanto ha creato la terra, aggiunge al suo nome ‹aphsayim›: «Volgetevi a me e siate salvati, voi tutti, ‹aphsayim› della terra!»
•[2·9·2]• ~


10. Nonostante i profeti ebrei considerino i nomi di Apsu, Tiamat e Baou come vuote astrazioni, nondimeno ‹Isaia› XL 17 dice:
Tutte le nazioni sono come nulla dinanzi a Lui;
Egli le reputa meno che ‹Ephes› e ‹Tohu›…

Immediatamente segue un passo che ricorda le imprese di Dio nei giorni della creazione. E in ‹Isaia› XXXIV 11-12, Tohu, Bohu e Ephes sono usati come semplici riferimenti al loro significato mitologico, quando il profeta predice la distruzione di Edom:
L’Eterno stenderà sovra di essa,
sovra i confini di ‹Tohu
e le rovine di ‹Bohu›…
E tutti i suoi nobili
saranno ‹Ephes›…


11. «Egli rinchiuse Tehom con due porte ben sprangate» si intende come una doppia porta con spranghe fissate ai due battenti. La stessa figurazione troviamo in ‹Enuma Elish›: «dopo che Marduk ebbe ucciso Tiamat, e formato il cielo con la metà del suo corpo, egli sbarrò l’apertura e vi pose dinanzi alcuni guardiani perché Tiamat non facesse più scorrere le sue acque». Il testo dell’‹Enuma Elish› suggerisce che ‹nahash bariah›, l’espressione in ‹Isaia› XXVII 1 e in ‹Giobbe› XXVI 13 che descrive il Leviathan, può anche intendersi il «serpente imprigionato». ‹Bariah›, senza mutamenti vocali, significa «chiuso dentro, sprangato» e anche «guizzante, tortuoso» [sic!].
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ANNOTAZIONI E SPUNTI
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CRONOLOGIA: le fonti documentali considerate sono tutte incluse nel canone del Tanakh e della Bibbia cristiana; abbiamo dunque assegnato loro un periodo di composizione convenzionale tra VII e VI sec. a.e.v.; la definizione del canone avvenne diversi secoli più tardi, e in tale frattempo alcuni dei testi potrebbero aver subito rielaborazioni; gli autori affermano però che eventuali rimaneggiamenti non hanno oscurato riferimenti a miti ancora precedenti (non si sa se in forma scritta o orale) oppure provenienti da culture diverse, possibilmente molto più antiche.

•[2·0b·1]• Nella nota 2, «[…] ‹Nahum› I 4 […]»: Nahum è uno dei dodici profeti minori inclusi nel Tanakh; visse nel VII sec. a.e.v. (ai tempi del re Giosia); per ulteriori dettagli, si veda https://it.wikipedia.org/wiki/Naum_(profeta) e https://it.wikipedia.org/wiki/Libro_di_Naum.

•[2·1·1]• «[…] il matriarcato veniva tradotto nel mito come una caotica fusione dei due sessi […]»: per qualche motivo la struttura patriarcale tendeva a proporsi come “ordine”, in contrasto con il “disordine” matriarcale; la parola che non viene pronunciata – o piuttosto scritta – è “promiscuità”, nel senso che quel che s’intende per “matriarcato” aveva poco di “monogamico”.
NOTA: potrebbe essere suggestivo considerare che da allora – dall’avvento del patriarcato, ben rappresentato da Marduk – la donna è tuttora divisa in due, cioè “scissa”, tra l’immagine della moglie e madre (l’ideale della madonna per i cattolici) e quella della prostituta (prostituta anche “sacra” un tempo, oggi solo profana); ed è proprio questa scissione, continuamente riproposta, che non le consente di avere un’identità propriamente “umana”.
IBID.• «[…] il cosmocreatore egiziano Shu strappò la dea del cielo Nut all’abbraccio del dio della terra Geb […]»: “cosmocreatore”?
IBID.• «[…] quando il babilonese Marduk tagliò Tiamat in due, stava, in realtà, strappandola ad Apsu, dio delle acque superiori»: in altre parole, tutti questi miti cosmogonici avrebbero una base – forse iconografica, nel senso del “pensiero per immagini” – comune?

•[2·3·1]• Nel testo originario, «[…] una variante del Behemoth di Giobbe, la parte [sic!] terrestre del mostro marino Leviathan»: “parte” oppure “controparte”? Potrebbe essere un problema di traduzione? In ogni caso non si vede perché una “parte” di un mostro marino debba godere di un nome proprio; marcato con [sic!].

•[2·6·1]• Nel testo originario, «[…] quando Dio assalì Mosè e cercò di farlo morire […] assume [sic!] la forma di un enorme serpente […]»: “assume” è l’unico verbo al presente nel periodo, tutti gli altri sono al passato remoto; che si tratti di un refuso, dovendo invece essere “assunse”? Marcato con [sic!].
NOTA: sembra curiosa l’ipotesi che Yahweh sia stato in origine un dio-serpente, considerando il ruolo che il serpente gioca nella storia del peccato originale e la conseguente cacciata dal paradiso terrestre.

•[2·9·1]• «Apsu […] è stato messo in relazione (da Gunkel e da altri) col termine ebraico ‹ephes›, che significa “l’estremo, il nulla”»: Gunkel non compare nell’indice dei nomi posto al termine del volume; deve trattarsi di Hermann Gunkel (1862-1932), biblista tedesco ed esponente della Scuola di Storia delle Religioni (vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Hermann_Gunkel).
NOTA 1: il termine ‹ephes› ricorre spesso nelle forme ‹aphsayim› o ‹aphse eres›, “le estremità della terra”, espressioni legate all’acqua (‹aphsayim› = “acque”) come se la terra fosse circondata dal “flusso dell’oceano”; ma non era Talete che sosteneva che le terre emerse galleggiavano sulle acque?
NOTA 2: ma che c’entra il “nulla”?

•[2·9·2]• Nel testo originario, «Che il creatore tenga stretto [sic!] nel suo pugno […] tutti gli elementi cosmici […]»: l’ortografia vorrebbe “stretti”; refuso, oppure problema di traduzione? Marcato con [sic!].

•[2·11·1]• Nel testo originario, «[…] ‹nahash bariah› […] può anche intendersi il “serpente imprigionato”. ‹Bariah›, senza mutamenti vocali, significa “chiuso dentro, sprangato” e anche “guizzante, tortuoso” [sic!]»: ma nel punto 8 era ‹aqalaton› a significare “tortuoso”; ‹bariah› significava invece “alato”! Refuso, svista, oppure problema di traduzione? Marcato con [sic!].

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[] Robert Graves, Raphael Patai (1963), ‹I miti ebraici›, Longanesi 1980-1983.
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